La prima volta in nazionale non si scorda mai. Soprattutto se poi la chiamata è del tutto inaspettata, benché ampiamente meritata. Come quella ricevuta un mesetto fa da Bianca Rosta, che tra le cose da mettere nell’album dei ricordi ha già riservato un posto speciale per i venti giorni trascorsi con l’Italia Under 15 a Szentes al Campionato Europeo di categoria. “L’esperienza resta unica e indimenticabile – ammette la giovane portacolori del Bogliasco – Certo, tornare a casa con una medaglia al collo sarebbe stato ancora meglio. Peccato per le due sfide con Grecia e Spagna, perse nonostante avessimo di fronte avversarie alla nostra portata. Però eravamo un gruppo alla prima esperienza assieme, che non aveva mai lavorato insieme prima di un mese fa. A complicare i piani ci si è poi messa anche un’intossicazione alimentare che ha colpito molto di noi, debilitandoci non poco. Resta comunque la gioia per centrato un buon quinto posto e aver fatto parte di un grande gruppo e di esserci affiatate sia in acqua che fuori, formando una squadra vera. Questo, come ci ha sottolineato più volta Alek (Cotti, la selezionatrice azzurra, ndr) deve essere il nostro punto di partenza in vista del futuro. Un momento di crescita collettiva e personale”.

Qual è stato il momento più emozionante in un’esperienza simile?: “L’esecuzione dell’inno. Quando sei a bordo vasca e senti risuonare le note di Fratelli d’Italia l’emozione sale altissima. È senza dubbio quello il momento in cui ti carichi di più. Cantarlo tutte assieme è una sensazione stupenda. Anche se all’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica perché non tutte sapevano le parole…ma poi abbiamo rimediato”.

Purtroppo gli strascichi della pandemia vi hanno costretto a giocare senza pubblico. Com’è la situazione in Ungheria? “Le norme sono decisamente severe. Non solo in piscina non c’era nessuno tranne i gruppi squadra e gli arbitri ma ci era addirittura vietato guardare le altre partite. Finito di giocare tornavamo subito in albergo e da lì non potevamo uscire. Eravamo praticamente recluse tra stanze e piscina. Ma anche queste circostanze in qualche modo hanno contribuito a cementare il nostro gruppo. Il fatto che non ci fosse il pubblico credo che ci sia servito per abbassare un po’ la pressione e l’ansia che inevitabilmente ciascuna di noi provava, permettendoci di giocare con più tranquillità”.

Come amano ripetere gli allenatori, un giocatore non si giudica mai dal numero di gol che fa. Eppure il fatto di essere stata una delle migliori realizzatrici della nostra nazionale un po’ di soddisfazione te l’avrà creata?: “Assolutamente. Fare gol è sempre bello, anche se a me piace di più far girare la squadra e il suo gioco. Aiutare le altre compagne a segnare e a vincere è altrettanto appagante”.

Tu sei cresciuta a Imperia e sei arrivata a Bogliasco lo scorso agosto. Quanto è stato importante per te far parte del gruppo di Mario Sinatra? “Se sono arrivata in Nazionale è perché il Bogliasco mi ha dato la possibilità di allenarmi per tutto l’anno in prima squadra e di giocare stabilmente in Serie A1. Una cosa che non tutte le mie coetanee posso vantare. Far parte di un gruppo così ti fornisce una base solida senza la quale non sarei stata convocata. Mario è un ottimo tecnico e spero di continuare a crescere con lui”.

Ora però il tuo personale tour de force non è ancora finito, visto che ti attendono le finali nazionali dei tornei giovanili proprio con il Bogliasco: “Sarà un’estate di fatiche (ride, ndr) visto che sarò impegnata con Under 16, 18 e 20. Ma a me faticare piace e il tempo per riposare arriverà…”