I tifosi di oggi lo conoscono nella veste di apprezzato e sapiente telecronista delle gare interne del Bogliasco; quelli di ieri lo ricordano come il capitano e l’anima dell’ultima formazione biancazzurra capace di conquistare la promozione in A1.

Un ventennio dopo quell’ultima scalata, i ragazzi in calottina biancazzurra provano a riconquistarsi il posto che li spetta nel panorama pallanuotistico nazionale. Lo faranno sfidando la Roma Vis Nova in una gara da dentro o fuori. Proprio quelle che tanto piacevano a Vincenzo Caserta, per tutti semplicemente Viky. Uno che negli spareggi aveva il suo terreno di caccia preferito e che in quelle occasioni sapeva esaltarsi, trascinando i suoi compagni oltre l’ostacolo.

È lui, il capitano di quell’impresa datata luglio 2000, a spiegarci cosa significhi giocare un play-off a Bogliasco: “Io non un bogliaschino doc, essendo nato a Napoli. Ma qui sono cresciuto, sono stato adottato dal paese e piano piano mi sono conquistato in vasca l’affetto dei tifosi, anche grazie alle gare dei play-off che sono entrate nella storia di questa società. Auguro ai ragazzi di oggi di riuscire a fare altrettanto, perché avere un’opportunità come questa è davvero un privilegio che ci si porta dietro e dentro per tutta la vita. Soprattutto se poi, come è accaduto a me, le cose vanno come devono…”.

Ma cosa serve per vincere uno spareggio?

“Come sostenevo quando giocavo sono necessarie le tre C: cuore, cervello e…diciamo attributi. Servirà poi tanta cattiveria agonistica, farsi sentire addosso all’avversario per metterlo in soggezione anche dal punto di vista fisico. Bisognerà essere compatti, giocando da squadra per affrontare assieme i momenti di difficoltà. Una caratteristica che non si può certo creare in una settimana. Lo si fa nel corso della stagione e non andando a mangiare la pizza o trascorrendo il weekend tutti assieme. Lo fai nuotando ogni giorno accanto ai tuoi compagni e instaurando con ognuno di essi un rapporto speciale”.

Quale apporto può dare la gente della Vassallo in gara due?
“Premetto che giocare la prima gara fuori può essere in realtà un vantaggio non da poco, perché la pressione è tutta sugli avversari che non possono permettersi passi falsi. Anche se scendere in vasca a Bogliasco non è mai una cosa banale, specialmente per chi non è abituato a questo genere di pubblico. Purtroppo i miei tempi, quando in piscina venivano oltre 1000 persone a spingerci verso la vittoria, sono oggi molto lontani. Ma la gente di Bogliasco saprà comunque come fare la differenza e insieme alle caratteristiche di una vasca del tutto particolare in cui non è semplice giocare per chi non la conosce potrà certamente essere un fattore determinante nel far pendere la bilancia verso i biancazzurri”.

Da attento conoscitore dei ragazzi di Magalotti, che Bogliasco ti aspetti?
“Mi aspetto il Bogliasco che vorrei vedere. Un Bogliasco duro e aggressivo. Un Bogliasco che faccia uscire i rivali dalla vasca con il sollievo per la fine della partita. Un Bogliasco con gli occhi della tigre, insomma, come diceva il buon vecchio Gianni Vassallo”.